Pierbattista Pizzaballa è tra i protagonisti del conclave 2025. La sua storia, lo rende una figura chiave per la Chiesa in questo momento
In certe parti del mondo, le parole non bastano. Servono gesti. E volti. Volti che stanno lì, fermi, anche quando intorno tutto brucia. Uno di questi è quello di Pierbattista Pizzaballa. Chi lo ha visto in Terra Santa, tra le strade di Gerusalemme o nei campi profughi, lo ricorda così: in abito semplice, con gli occhi stanchi ma presenti, e quella calma di chi non è lì per caso.
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Un uomo partito da Bergamo con lo spirito di Francesco
È italiano, viene dalla provincia di Bergamo. Nato nel 1965, ha scelto la strada francescana da ragazzo. Non una scelta di facciata, ma una di quelle che ti cambiano il passo, il ritmo, la voce. Il suo viaggio lo ha portato lontano. Lontanissimo. Non solo in termini di chilometri, ma di umanità. Ha vissuto a lungo tra Gerusalemme, Betlemme, Gaza. Ha parlato con ebrei, musulmani, cristiani. Non come autorità. Ma come uomo.
Per anni è stato il Custode di Terra Santa, un ruolo che vuol dire occuparsi dei luoghi sacri, certo, ma soprattutto delle persone che ci vivono intorno. Palestinesi, israeliani, rifugiati. Chi ha poco. Chi ha paura. Chi non ha più voce. Pierbattista ha scelto di restare tra loro anche quando sarebbe stato più facile andare via. Anche quando il rumore delle bombe rendeva tutto surreale.
Patriarca di Gerusalemme: il primo francescano dopo decenni
Nel 2020 è diventato Patriarca Latino di Gerusalemme, il primo francescano dopo decenni. E in mezzo alle tensioni, alla crisi economica e agli equilibri sempre instabili, ha cominciato a rimettere ordine. Con pazienza. Con coraggio. Non ha solo parlato di pace. Ha provato a praticarla, in ogni gesto.
Il mondo si è accorto di lui soprattutto nel 2023, durante il conflitto tra Israele e Hamas. In quei giorni, mentre molti cercavano di capire cosa dire, lui ha fatto qualcosa che ha lasciato tutti senza parole: si è offerto come ostaggio, in cambio della liberazione di alcuni bambini israeliani. Un gesto che, anche se non è stato accolto, ha fatto il giro del mondo. Non perché fosse “strategico”. Ma perché era umano. Profondamente umano.
Cardinale e voce credibile della Chiesa di oggi
Nel settembre dello stesso anno, Papa Francesco lo ha nominato cardinale. Un riconoscimento forte, ma anche naturale. Perché uno come lui non poteva restare ai margini della Chiesa. Porta con sé un’esperienza che nessuna aula accademica può insegnare. Sa cosa vuol dire vivere la fede in mezzo alla polvere, tra le sirene e i checkpoint. Oggi Pizzaballa è una delle figure più ascoltate del panorama cattolico internazionale. Ma continua a camminare come sempre. Senza titoli che pesano. Con la stessa voce di prima. Quella di chi ha visto il dolore, ma ha scelto di restare.
Oggi Pizzaballa si trova a Roma per partecipare al conclave che eleggerà il nuovo Papa, dopo la morte di Francesco. È tra i cardinali più giovani, ha 60 anni, ma la sua esperienza in Terra Santa lo rende un nome forte. Alcuni lo vedono come una figura di equilibrio, capace di tenere insieme mondi diversi. Altri pensano che la sua età possa giocare contro. Intanto, continua a muoversi con discrezione, come sempre. Le sue giornate iniziano presto, alle cinque del mattino, e proseguono con disciplina. Non cerca visibilità, ma molti lo osservano con attenzione.