Chi è Andrea Kimi Antonelli: il prodigio italiano della Formula 1

Serena Comito

Ha appena 18 anni ma guida già una Mercedes in Formula 1 come se fosse nato per farlo. Il suo nome è Andrea Kimi Antonelli, ed è il nuovo volto su cui il motorsport italiano – e non solo – ha deciso di puntare tutto. Giovane, silenzioso, velocissimo: il ragazzo bolognese sta riscrivendo i tempi di maturazione in una delle discipline più spietate dello sport.

Un nome da campione, una storia che inizia presto

Andrea nasce il 25 agosto 2006 a Bologna. Il secondo nome, Kimi, è un omaggio inconsapevole: i genitori lo scelgono perché “suonava bene”, ma oggi sembra quasi un segno del destino. Il riferimento a Kimi Räikkönen, campione del mondo 2007, è diventato inevitabile.

Il padre Marco, ex pilota GT e oggi proprietario della squadra AKM Motorsport, lo avvicina alle corse fin da bambino. Andrea mette il casco per la prima volta a sette anni e da lì non si ferma più. Vince in ogni categoria di karting, domina in Formula 4 e brucia le tappe come pochi altri prima di lui.

L’ascesa: dal kart alla Formula 1 con la Mercedes

Nel 2019 entra nel programma giovani della Mercedes-AMG Petronas, che da quel momento lo segue e lo fa crescere come una pietra preziosa. La svolta definitiva arriva nel 2025, quando la scuderia tedesca decide di affidargli il sedile lasciato libero da Lewis Hamilton.

Un salto che a molti sembrava prematuro. Ma non per lui.

Record e talento puro

Antonelli debutta in F1 nel GP d’Australia, chiudendo al quarto posto. Poi, al Gran Premio del Giappone, stupisce tutti: diventa il più giovane pilota a guidare un Gran Premio e a segnare un giro veloce, a 18 anni e 224 giorni.

Il 3 maggio 2025 arriva un’altra pietra miliare: pole position alla Sprint Race del GP di Miami. È il più giovane della storia a farlo. Supera Verstappen nei libri dei record. Sorride poco, ma guida forte. E non sbaglia.

Chi è davvero Andrea Kimi Antonelli?

Riservato, concentrato, cresciuto in pista più che sui social. Andrea ha il profilo di chi punta dritto all’obiettivo senza farsi distrarre dal contorno. Ama la velocità, rispetta il silenzio, lavora sodo. E forse proprio per questo la Mercedes ha scommesso su di lui: perché, oggi come ieri, i veri campioni si riconoscono da come si preparano prima ancora che da come si presentano.

Il futuro? Ancora tutto da scrivere. Ma a vederlo girare, una cosa è chiara: l’Italia ha ritrovato un fenomeno.