Da cinque mesi Alberto Trentini, cooperante veneziano, è detenuto in Venezuela ma non si sa il motivo: la famiglia chiede risposte.
Alberto Trentini ha 45 anni, è originario di Venezia, e da oltre un decennio lavora nei contesti più complicati del pianeta: Etiopia, Nepal, Libano, Sud America. Il classico profilo basso, da chi preferisce agire piuttosto che parlare. Lavorava per Humanity & Inclusion, una ONG impegnata nel sostegno alle persone con disabilità, quando a metà novembre dello scorso anno è stato arrestato in Venezuela. Insieme a lui, anche Rafael Ubiel Hernandez Machado, il tassista venezuelano che lo stava accompagnando verso l’aeroporto.
Cosa è accaduto
Di quel giorno, 15 novembre, si sa poco. I due stavano viaggiando nella zona di Guasdualito, vicino al confine con la Colombia, quando un posto di blocco della Dgcim, il controspionaggio militare venezuelano, li ha fermati. Poi il buio. Nessuna accusa formale, nessuna visita consolare, nessuna chiamata. Nemmeno una conferma ufficiale del luogo in cui si trovano. Solo ipotesi, voci non confermate: forse a Caracas, nella famigerata prigione di Boleíta Nord.
Le figlie di Rafael e i genitori di Alberto lanciano appelli da mesi. Sui social, nelle interviste, nei contatti con le ambasciate. Alejandra Hernandez, figlia dell’autista, ha scritto: «Nessuno ci dice dove si trovi mio padre. È un uomo buono, lavora onestamente. Lo vogliamo a casa». Inoltre Alberto ha problemi di salute, ipertensione e disturbi cardiaci, e non si sa se stia ricevendo cure. È un caso che lascia interdetti. Non solo per l’assenza totale di comunicazioni ufficiali, ma anche per il sospetto che Trentini venga usato come pedina politica. Una prassi non rara in certi regimi, dove l’ostaggio diventa merce di scambio.
La mobilitazione sui social
C’è stata una mobilitazione: una pagina Facebook, “Alberto Trentini libero”, uno sciopero della fame a staffetta, qualche interrogazione parlamentare. La premier Meloni ha chiamato la madre di Alberto, gesto non da poco. Ma, nella sostanza, nulla si è mosso.
L’avvocata Alessandra Ballerini, che segue la famiglia, ha detto chiaramente che nemmeno l’ambasciatore italiano ha avuto accesso a Trentini. È ovvio che un arresto senza accusa, senza processo, senza garanzie minime, è una violazione. Eppure, tutto tace. Come se fosse normale. Nel frattempo, le famiglie aspettano. Senza sapere dove guardare, senza nemmeno sapere se chi aspettano è ancora in salute.
Mi chiamo Antonetta Del Prete, classe 1991 e sono laureanda in Lettere. Da sempre mi piace leggere libri, soprattutto i fantasy, e scrivere in particolare di cinema, gossip, spettacolo, serie TV e tanto altro.