Chi è Monsignor Viganò, l’ex nunzio scomunicato che accusa il Papa e il Concilio Vaticano II

Serena Comito

Chi è Monsignor Viganò? Tutto quello che sappiamo sull’ex nunzio scomunicato che continua ad accusare il defunto Papa

Fino a qualche anno fa, Carlo Maria Viganò era un nome poco conosciuto al grande pubblico. Un arcivescovo con un passato da diplomatico, rispettato nei palazzi vaticani, rigoroso, riservato. Poi, nel 2018, qualcosa si rompe. E da allora il suo nome è diventato sinonimo di scontro con la Chiesa di Roma.

La rottura: la lettera che fece tremare la Chiesa

Nato a Varese, nel gennaio 1941, Viganò si fa strada nei ranghi della diplomazia vaticana con discrezione. Ordinato sacerdote nel 1968, entra nell’Accademia Pontificia Ecclesiastica e da lì parte per un lungo percorso nelle rappresentanze della Santa Sede nel mondo. È stato nunzio in Nigeria, poi Segretario del Governatorato Vaticano, e infine ambasciatore del Papa negli Stati Uniti, ruolo che ha ricoperto fino al 2016. Una carriera da funzionario di altissimo livello. Uno che, per decenni, ha conosciuto bene i corridoi del potere ecclesiastico.

Tutto cambia nel 2018. Viganò pubblica una lettera aperta, destinata a far discutere per anni. Accusa direttamente Papa Francesco di aver ignorato le denunce contro il cardinale McCarrick, travolto dallo scandalo degli abusi. Ma non si ferma lì: chiede addirittura le dimissioni del Pontefice. Da quel momento, l’arcivescovo esce dal silenzio. E lo fa con toni sempre più duri, radicali. Denuncia una Chiesa “deviante”, critica il Concilio Vaticano II, rifiuta l’autorità papale. Per molti, diventa un punto di riferimento della protesta interna. Per altri, una mina vagante.

La scomunica

Il Vaticano, per un po’, resta in silenzio. Poi, nel luglio 2024, arriva la risposta ufficiale: Viganò è scomunicato per scisma. Il motivo? Ha rotto la comunione con Roma, rifiutato il magistero, contestato il Papa. La scomunica è automatica, ma viene resa pubblica con una nota secca dal Dicastero per la Dottrina della Fede. Lui, però, non si ferma. Continua a celebrare Messa. Fonda un seminario in Italia. Pubblica interventi, interviste, lettere, quasi tutte improntate a una visione ultra-tradizionalista e fortemente polemica.

Quando Papa Francesco muore, Viganò non abbassa i toni. Anzi, rilancia. In un messaggio pubblico definisce la Chiesa del Concilio come una “metastasi”. Accusa apertamente il Papa defunto di aver causato un “disastro spirituale”. Parole forti, che dividono. Qualcuno lo sostiene. Altri – anche tra i conservatori – si dissociano con imbarazzo.

Chi lo segue oggi

Intorno a Viganò si è formata una comunità variegata: cattolici tradizionalisti, ex fedeli del Novus Ordo, ma anche persone attratte da teorie complottiste e anti-sistema. Lui parla spesso di “Nuovo Ordine Mondiale”, critica i vaccini, l’ONU, la globalizzazione. In certi ambienti americani viene citato al pari di figure come Steve Bannon. Ma resta fuori dai circuiti ufficiali. Nessuna diocesi, nessun riconoscimento. È un uomo isolato, ma non silenzioso. Oggi, monsignor Carlo Maria Viganò è un ex nunzio scomunicato, ma continua a essere ascoltato, almeno da una certa parte del mondo cattolico.

Come abbiamo detto, dopo la morte di Papa Francesco, Viganò ha intensificato le sue critiche. In un messaggio su X, ha accusato il defunto Pontefice di “crimini contro la Chiesa” e di aver guidato un pontificato di “deviazione dottrinale” . Le sue parole hanno suscitato reazioni contrastanti: alcuni lo considerano un profeta, altri lo vedono come un ribelle pericoloso. Nonostante la scomunica, Viganò mantiene una presenza attiva, soprattutto online, continuando a influenzare una parte del mondo cattolico con le sue posizioni radicali. Insomma, è impossibile ignorarlo. Perché, nel bene o nel male, è riuscito a mettere a nudo una crisi profonda che attraversa la Chiesa. E continua a farlo, un intervento dopo l’altro.