Busta paga: ecco i bonus per il 2025 tra agevolazioni e detrazioni

Antonetta Del Prete

bonus in busta paga

Nel 2025 arrivano nuovi bonus in busta paga tra tagli fiscali, incentivi e detrazioni. Ma questi aiuti bastano davvero? Ecco cosa c’è di concreto 

Ogni volta che si parla di bonus in busta paga, parte la solita trafila: chi cerca di capire se gli spetta qualcosa e chi ormai non ci crede più. Il 2025 non fa eccezione. Cambiano i nomi, cambiano le percentuali, ma il retrogusto resta quello: un brodino tiepido per chi, mese dopo mese, vede il proprio stipendio evaporare tra affitti, bollette e spese improvvise.

Quali sono i bonus in busta paga per i lavoratori

Tra le novità dell’anno, spicca un nuovo modo di “tagliare il cuneo fiscale”. È possibile ricevere indennità esenti da imposte e detrazioni fiscali in base al reddito. Chi ha reddito da 8.500 euro in giù ha un’agevolazione del 7,1% sul reddito. Tra gli 8.500 e 15.000 euro l’indennità scende al 5,3%. Per chi ha reddito tra i 15.001 euro fino ai 20.000 euro l’indennità va al 4,8%. Tra 20.001 e 32.000 euro l’agevolazione diventa una detrazione fiscale di 1.000 euro. Infine, dai 32.001 euro fino 40.000 euro l’aiuto fiscale diminuisce fino ad azzerarsi.

C’è poi l’ex bonus Renzi che ora si chiama “bonus Irpef” – che mette 100 euro al mese, per 12 mesi, in busta paga ai lavoratori che hanno un reddito al di sotto dei 15.000 euro. Tra i 15.001 e i 28.000 euro, questo bonus diventa una detrazione che si ottiene se si hanno i requisiti. 

Aiuti per le famiglie

Per le famiglie, invece, ci sono tre misure che dovrebbero aiutare chi ha figli. Il bonus bebè che prevede 1.000 euro per ogni nuovo nato, adottato o affidato dal 1° gennaio 2025, ed è rivolto alle famiglie con ISEE non superiore a 40.000 euro. Poi abbiamo il bonus asilo nido che è un aiuto che arriva fino a 3.600 euro per il pagamento delle rette degli asili nido ed è per le famiglie con figli nati dal 2024, con un reddito ISEE fino a 40.000 euro. Infine, c’è lo sgravio contributivo per le mamme lavoratrici con due o più figli che può durare fino al decimo anno del figlio più piccolo.

Nel complesso, questi interventi servono. Ma è scontato dire che non bastano. Alla fine, resta l’impressione che si continui a girare attorno a una verità semplice quanto scomoda: oggi lavorare non garantisce più un’esistenza serena. Non è un’opinione, è un dato. E nessun bonus può cambiarlo davvero.