Chi è la mamma di Salvatore Calvaruso: il dolore dopo la strage di Monreale

Serena Comito

Non è facile parlare quando tuo figlio viene accusato di una strage. Non ci sono parole giuste, né gesti che bastino a contenere il dolore. Eppure, la mamma di Salvatore Calvaruso ha trovato la forza di dire qualcosa. Non per giustificare, non per difendere, ma per esprimere il dramma che sta vivendo una madre travolta da una tragedia più grande di lei.

Salvatore, 19 anni, è il ragazzo fermato per la sparatoria del 27 aprile 2025 a Monreale, in cui hanno perso la vita tre giovani: Andrea Miceli, Salvo Turdo e Massimo Pirozzo. Un fatto di cronaca che ha sconvolto la Sicilia e l’intero Paese.

“Siamo distrutti”: le parole di una madre

In un’intervista rilasciata a LiveSicilia, la donna – di cui non è stato reso noto il nome – ha rotto il silenzio. Le sue parole sono quelle di una madre che non cerca scuse, ma che non riesce a smettere di soffrire.

“Mi dispiace per mio figlio, per le persone uccise, per tutto quello che è successo. Al momento non sappiamo nulla. Siamo distrutti.”

Nessuna negazione, nessun tentativo di deviare. Solo il peso schiacciante di una realtà che ha colpito tutti, vittime e famiglie comprese.

“Era un grande lavoratore”

La madre ha anche descritto Salvatore come un ragazzo che lavorava, che aveva una passione per la boxe e che, fino a quel momento, non aveva mai dato segnali di poter arrivare a un gesto così estremo.

“Mio figlio è sempre stato un grande lavoratore”, ha detto tra le lacrime.

E sono lacrime vere. Non per cancellare la gravità dell’accaduto, ma per ricordare che, in ogni storia di violenza, ci sono molte vite spezzate. Alcune definitivamente, altre che si frantumano in silenzio.

Una tragedia che lascia solo dolore

Il volto della madre di Salvatore è quello della disperazione muta. Non cerca visibilità, non cerca attenuanti. Solo prova a sopravvivere a qualcosa che nessuna madre vorrebbe mai vivere.

Mentre la giustizia fa il suo corso, e le indagini vanno avanti, resta il vuoto. Resta la domanda che non trova risposta: come può un ragazzo diventare l’autore di un massacro? E come si sopravvive a tutto questo, se sei sua madre?