Se ne parla sempre più spesso, ma per anni è rimasto dietro le quinte. Silenzioso, operativo, lontano dai riflettori. Ora che siede in cima alla struttura militare della NATO, Giuseppe Cavo Dragone è diventato un nome che ricorre tra giornali, telegiornali e commenti strategici. Ma chi è davvero?
Non è un politico, non è uno showman. È un militare. Uno che ha fatto tutto il percorso, dall’Accademia in poi. Senza scorciatoie.
L’uomo: origini ed età
68 anni, nato ad Arquata Scrivia, in provincia di Alessandria. Classe 1957. L’accento ligure, l’impostazione rigorosa. Entra nell’Accademia Navale a 19 anni. È il 1976. Da lì, comincia un lungo cammino. Fregate, comandi, aviazione navale. Non si è mai fermato.
Chi lo ha conosciuto nei primi anni parla di un uomo serio, meticoloso, poco incline alle chiacchiere inutili. Più azione, meno parole.
La carriera: mare, cielo e comando
Dopo i primi anni a bordo, vola negli Stati Uniti. Si forma con la U.S. Navy, diventa pilota di elicotteri, poi di jet. Torna in Italia, comanda la portaerei Garibaldi, poi il Gruppo Aerei Imbarcati, poi ancora il COMSUBIN, l’élite dei reparti speciali.
Sale di grado. Dirige l’Accademia Navale, guida il Vertice Interforze, e nel 2019 diventa Capo di Stato Maggiore della Marina. Due anni dopo, è il numero uno della Difesa. Il massimo. Fino alla NATO.
Il ruolo nella NATO
Il 17 gennaio 2025, assume la carica di Presidente del Comitato Militare della NATO. Un incarico delicatissimo. È il punto di contatto tra le forze armate dei Paesi alleati. Un ruolo tecnico, ma anche politico. Strategico.
Prende il posto dell’ammiraglio olandese Robert Bauer. E lo fa in un momento complicato: la guerra in Ucraina, i nuovi equilibri globali, la corsa agli armamenti. Serve qualcuno che sa cosa vuol dire stare in prima linea. Lui lo sa.
Le dichiarazioni che hanno lasciato il segno
Non è uno che rilascia dichiarazioni a caso. Ma quando parla, fa rumore. A gennaio ha detto:
“La pace non è gratis. Siamo già in ritardo.”
Ha criticato l’Europa per la lentezza negli investimenti. Ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno 35 sistemi d’arma principali. L’Europa? 172. Un caos. Uno spreco.
E ancora, ha affermato:
“Non possiamo più avere una mentalità da pace. Chiamiamola come vogliamo, ma è finita.”
Parole dure. Realistiche. Dettate dall’esperienza.
E sulla guerra?
Su Putin, non ha dubbi:
“L’Ucraina non sarà il suo ultimo obiettivo.”
Per lui, bisogna raddoppiare la produzione di armi, prepararsi. Non per alimentare la guerra, ma per evitare di subirla. Sa bene cosa succede quando si è impreparati. E non vuole che l’Europa lo scopra troppo tardi.
Vita privata: moglie e figli
Dietro la divisa c’è anche un uomo. Cavo Dragone è sposato con Rosa Fossati. I due stanno insieme da anni, lontani dai riflettori. Nessuna esposizione pubblica. Tre figli: Michele, Umberto e Ginevra Francesca.
Chi lo conosce lo descrive come un padre attento, presente quando può. Ma sempre coerente. Non ama raccontare troppo della sua sfera familiare. E forse fa bene.
Perché oggi tutti parlano di lui
Perché è diventato la voce militare dell’Occidente. Perché conosce i rischi e sa che il tempo non aspetta. Perché non si limita a firmare documenti. Vuole che i Paesi si muovano. Ora.
E forse, è proprio questa urgenza – unita alla sua credibilità – che lo rende una figura diversa. Non costruita. Non diplomatica nel senso formale. Ma concreta. Ed è quello di cui oggi, probabilmente, c’è più bisogno.
“Head Staff”, giornalista pubblicista laureata in letteratura, amo scrivere e apprendere costantemente cose nuove. Trovo che il mestiere del giornalista sia uno dei più affascinanti che esistano. Ti consente di apprendere, di conoscere il mondo, farti conoscere e di entrare in simbiosi con il lettore