Prada compra Versace per 1,25 miliardi di euro: nasce un colosso del lusso italiano

Chi l’avrebbe detto? In un settore dove le grandi acquisizioni parlano quasi sempre francese, stavolta è l’Italia a prendersi la scena. Prada ha comprato Versace. È ufficiale. L’annuncio è arrivato l’11 aprile, e ha già fatto rumore. Il prezzo? 1,25 miliardi di euro. Ma il valore simbolico è molto più alto.
Versace torna sotto bandiera italiana
Versace era passata nel 2018 sotto il controllo della americana Capri Holdings (lo stesso gruppo di Michael Kors). Sei anni dopo, il marchio rientra in mani italiane. E lo fa entrando in una delle famiglie più solide e visionarie della moda: il gruppo Prada.
Un segnale forte, di quelli che non si vedono spesso. Un cambio di passo, soprattutto in un mercato dove da anni dominano i colossi stranieri.
Due mondi diversi, ma complementari
Mettiamo le cose in chiaro: Versace e Prada non si somigliano affatto. Il primo è eccesso, oro, pelle, sensualità. Il secondo è rigore, eleganza, design pulito. Eppure, messi insieme, possono funzionare. Anzi, potrebbero essere la risposta italiana all’impero LVMH.
L’obiettivo è chiaro: costruire un polo del lusso italiano, capace di parlare a più pubblici, entrare in nuovi mercati, ottimizzare le strutture ma senza snaturare nessuno dei due brand.
Donatella cambia ruolo, arriva Vitale
Cambia anche la guida creativa di Versace. Donatella, da sempre volto e anima del brand dopo la scomparsa del fratello Gianni, lascia la direzione stilistica. Resterà come ambasciatrice, figura simbolica ma meno operativa.
Al suo posto arriva Dario Vitale, giovane designer italiano con esperienze forti alle spalle, da Balenciaga a Mugler. Un volto nuovo per una fase nuova. Una scommessa? Forse. Ma ben ragionata.
Cosa cambia adesso
Per Versace, cambia tutto e niente. L’identità resta. Ma dietro, adesso, c’è una macchina molto più strutturata, un’organizzazione che può sostenere la crescita. E per Prada, si apre un mondo: il marchio diventa un gruppo, si rafforza, e manda un messaggio ai competitor internazionali.
Il lusso italiano, insomma, non ha intenzione di restare a guardare.