Salute e Benessere

Fleboliti: vescica, uretere, venosi, intestinali

Fleboliti: cosa sono esattamente? E cosa sono quelli pelvici ? Scopriamo di più sui fleboliti e se bisogna preoccuparsi.

Fleboliti cosa sono

I fleboliti sono dei piccoli coaguli di sangue che si formano in una vena e che nel tempo si induriscono a causa della calcificazione. Si trovano spesso nella parte inferiore del bacino e prendono il nome di fleboliti pelvici, che solitamente non causano sintomi particolari o problemi di salute. Detti anche calcoli venosi, hanno la tendenza ad avere una forma rotonda oppure ovale e un diametro inferiore a 5 millimetri. Sono anche abbastanza comuni, soprattutto dei soggetti oltre i 40 anni.

Sintomi dei fleboliti pelvici

La formazione di un flebolita pelvico solitamente non causa alcun sintomo. Se si avverte dolore al bacino probabilmente si tratta di un altro disturbo, come le vene varicose, che a volte vengono considerate un sintomo di fleboliti.

Cause dei fleboliti pelvici

La formazione dei fleboliti pelvici avviene quando in una vena si accumula la pressione. Questa porta alla trombosi, ovvero la formazione di un coagulo di sangue, che nel tempo si calcifica. Ecco i casi in cui si può verificare un accumulo di pressione nelle vene:

  • Tosse
  • Sforzo nella costipazione
  • Vene varicose
  • Gravidanza

I fleboliti pelvici possono avere origine anche a causa di una condizione nota come malformazione venosa, una patologia non comune, che provoca un’anormale sviluppo delle vene. Infatti, queste nel tempo si allungano o si allargano, il sangue circola lentamente e causa coaguli di sangue che con il tempo si calcificano formando i fleboliti.

Diagnosi di fleboliti pelvici

Come vengono diagnosticate le calcificazioni nello scavo pelvico? In genere non causano dolori, ma se si avverte qualcosa e si richiede l’intervento del medico questi potrebbe eseguire test per escludere condizioni come calcoli all’uretere, un tipo di calcolo renale o flebolita renale che interessa i tubi che collegano i reni alla vescica, appunto gli ureteri.

Per individuare una calcificazione nello scavo pelvico il medico può anche eseguire un esame fisico e test come raggi X, ultrasuono, scansione MRI, TAC. In un’immagine a raggi X, i fleboliti sembrano punti arrotondati bianchi o di colore chiaro e hanno un centro radiotrasparente (trasparente), che può aiutare i medici a distinguerli dalle pietre ureterali. Molte volte, i fleboliti pelvici vengono scoperti accidentalmente durante una radiografia o una TAC delle gambe o del bacino per un altro problema di salute non correlato.

Come trattare i fleboliti pelvici

Visto che i fleboliti pelvici in genere sono asintomatici, in molti casi non sono previste terapie. Al massimo, se si avverte dolore pelvico, il medico può consigliare un trattamento con farmaci antidolorifici da banco, come l’ibuprofene. In alternativa, si può mettere un panno caldo e umido sulla zona dolorosa, oppure si possono indossare le calze a compressione per ridurre il dolore delle vene varicose e non far accumulare sangue che si coagulerebbe.

Gli sviluppi negli ultimi anni

Negli ultimi anni, con l’uso sempre più frequente di TAC e risonanze magnetiche per motivi vari, i fleboliti pelvici vengono individuati più spesso rispetto al passato. Questo non significa che siano aumentati, ma solo che oggi è più facile vederli. È importante sapere che, anche se il termine può spaventare, i fleboliti sono considerati una condizione benigna.

Di solito i fleboliti non danno problemi e non serve fare nulla. Però, se capita di sentire un dolore al bacino che non passa o non si capisce da cosa viene, meglio parlarne col medico. Anche se il fastidio è leggero, se dura troppo o peggiora, non va ignorato. Chi ha già avuto problemi alle vene o è a rischio di trombosi dovrebbe stare un po’ più attento. Niente di complicato: basta muoversi di più durante la giornata, non stare troppo tempo fermi, bere abbastanza acqua. Sono cose semplici, ma aiutano la circolazione e riducono il rischio che si formino altri fleboliti o altri disturbi legati alle vene. Anche solo alzarsi ogni tanto se si lavora seduti o fare due passi dopo essere stati a lungo in piedi può essere utile.

 

Davide Paglianiti

Classe 1994, giornalista pubblicista iscritto all'ordine del Lazio e fotogiornalista freelance. Mi occupo principalmente di attualità, gossip e televisione. Per anni ho lavorato all'estero lavorando su conflitti civili come la guerriglia del popolo cileno contro il Governo, o la lotta per la terra Mapuche. Attualmente sono rientrato in Italia e scrivo libri per passione

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