Chi è Chloe Facchini? Tutto sulla chef transgender che ha partecipato a La prova del cuoco

Chi è Chloe Facchini, chef bolognese e volto noto de La Prova del Cuoco. Ecco tutto sulla sua transizione e le difficoltà che ha superato

Certe storie non hanno bisogno di effetti speciali, basta ascoltarle. Chloe Facchini, per esempio, non ha fatto altro che provare a vivere come sentiva. Prima di diventare Chloe, era Riccardo. Uno chef con una carriera avviata, un posto fisso in TV e una vita che sembrava andare nella direzione giusta. Ma no, non lo era.

La storia di Chloe

Bolognese, 41 anni, cresciuta tra genitori separati e pregiudizi domestici, Chloe da bambina, anzi, da bambino,, giocava con le bambole. E questo, nella mente di certi adulti, era già abbastanza per far scattare la ramanzina. Tentativi di “raddrizzarla”, come dice lei, ce ne sono stati a bizzeffe. Ma il punto di svolta non sono stati né psicologi né grandi discorsi motivazionali. È stata la nonna Alda. Una di quelle nonne che ti insegnano a fare la pasta all’uovo e, tra una sfoglia e l’altra, ti aiutano a capire chi sei. Senza bisogno di tante parole.

La cucina è rimasta il suo rifugio. Un luogo dove non servivano etichette, solo mani sporche di farina e occhi pieni di curiosità. E poi Antonella Clerici, che dopo il coming out di Chloe non le ha fatto una predica né ha alzato il sopracciglio. Le ha detto: “Non so nulla di questo mondo, ma se vuoi, impariamo insieme.” E le ha lasciato la porta aperta.

Il percorso di transizione

Il percorso di transizione è durato quattro anni. Terapie ormonali, sguardi per strada, colloqui di lavoro andati a soqquadro. “Tredici mesi senza lavorare”, racconta. E le proposte? “Mi scambiavano per una prostituta.” Sì, perché nell’immaginario collettivo, quello più pigro e stereotipato, transgender è sinonimo di qualcosa di losco. Una complessa equazione che andrebbe rotta a colpi di realtà, non di slogan.

Oggi Chloe si sente bene. È la donna che sapeva di essere da sempre. Ma non ha dimenticato il dolore, né le porte in faccia. Eppure, lo dice con serenità: “Io volevo solo stare bene con me stessa. Il resto viene dopo.” E forse è proprio questo il punto. Non si tratta di eroi o di tragedie. Solo di persone. Di vite, spesso, ignorate perché non rientrano nei binari comodi. Ma basta poco per cambiare la prospettiva: ascoltare, cucinare, parlare.

Utilizziamo i cookie per migliorare la tua esperienza. Privacy Policy