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Chi è Stefano Argentino, il 27enne accusato dell’omicidio di Sara Campanella: ossessione, fuga e una madre complice?

Fino a pochi giorni fa, il nome di Stefano Argentino non diceva nulla a nessuno. Uno studente di 27 anni, originario di Noto, provincia di Siracusa, che frequentava l’università a Messina. Uno come tanti, almeno in apparenza. Ma il 5 aprile 2025, qualcosa è cambiato.
Quel nome è diventato improvvisamente protagonista di una delle vicende più sconvolgenti dell’anno: l’omicidio di Sara Campanella, sua collega.

Chi è davvero Stefano Argentino? E cosa ha portato un ragazzo normale a diventare il sospettato principale di un delitto efferato?

Un ragazzo introverso, con una vita apparentemente tranquilla

Secondo le prime ricostruzioni, Stefano non aveva precedenti, non era noto alle forze dell’ordine. Frequentava l’università con discrezione, parlava poco, ma aveva costruito un rapporto (almeno nella sua testa) con Sara.
La realtà, però, sembra diversa. Sara lo conosceva, sì, ma non lo frequentava. Anzi, lo aveva respinto con fermezza, come dimostrano alcuni messaggi vocali ritrovati sul suo telefono: “Lasciami in pace. Tra noi non ci sarà mai nulla.”

Parole dure, ma chiare. E probabilmente insopportabili per chi non è in grado di accettare un no.

Il delitto e la fuga

Il giorno dell’omicidio, tutto è avvenuto in modo rapido e violento. Stefano avrebbe accoltellato Sara, per poi scappare via.
Dove? A casa dei genitori, a Noto.
Un dettaglio che ha fatto discutere: non solo perché ha cercato di far perdere le sue tracce, ma anche perché la madre lo avrebbe aiutato nella fuga. Secondo quanto emerso, la donna era a conoscenza di ciò che era successo. Alcuni parlano di una complicità silenziosa, altri di protezione materna. Sta di fatto che è un elemento su cui ora stanno indagando anche i magistrati.

Ossessione o premeditazione?

C’è un aspetto inquietante che emerge dalle prime analisi: il movente. Stefano non ha agito d’impulso. O almeno, non del tutto.
I messaggi di Sara lo confermano: lei si sentiva perseguitata, al punto da dover mettere dei paletti precisi.
Una storia di rifiuto che, in casi estremi, può trasformarsi in ossessione.
E l’ossessione, lo sappiamo, è pericolosa quando si insinua nella mente di chi non riesce a gestirla.

Una madre che sapeva?

È forse uno dei dettagli più drammatici dell’intera vicenda. Secondo le indagini, la madre di Stefano non solo sapeva, ma avrebbe anche tentato di coprirlo.
Un gesto d’amore? Una scelta disperata? O un’ingenuità che ora potrebbe costarle caro?
Non ci sono ancora certezze, ma il suo ruolo è sotto la lente degli inquirenti.

Un caso destinato a far discutere

La storia di Stefano Argentino non è solo la cronaca di un delitto. È anche uno specchio di una società che ancora fatica a riconoscere i segnali del disagio, dell’ossessione, del possesso spacciato per amore.

Chi era davvero Stefano Argentino? Un ragazzo qualunque. Fino a quando non ha smesso di esserlo.

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