Finale Miami tennis 2025: Djokovic perde contro un 19enne, Sabalenka è implacabile

Certe partite non si dimenticano. E la finale Miami tennis di quest’anno è una di quelle. Non tanto per il punteggio, quanto per la storia che si è scritta sotto gli occhi del pubblico.
Jakub Menšík, 19 anni, ceco, sconosciuto ai più fino a pochi mesi fa, ha battuto Novak Djokovic. E non in un match qualsiasi: in finale, in un palcoscenico importante, con due tie-break in cui non ha tremato neanche per un secondo.
Djokovic cercava il suo centesimo titolo in carriera. Era tutto pronto per la celebrazione. E invece no. Menšík ha rovinato la festa con una freddezza che raramente si vede in un ragazzo della sua età. 7-6, 7-6. Due set, zero set persi nel torneo. E ora tutti si chiedono: è nata una nuova stella?
Djokovic ko, ma con onore
Certo, Djokovic non è crollato. Ha lottato, ha provato a cambiare ritmo, ma dall’altra parte c’era un muro. Ogni punto, ogni scambio, Menšík lo ha affrontato con una calma quasi spiazzante. Sembrava sapesse già come sarebbe andata a finire.
E forse lo sapeva davvero. Perché a vederlo giocare, non sembrava un outsider. Sembrava uno destinato a stare lì, in alto, per parecchio tempo.
Sabalenka inarrestabile
Nel tabellone femminile, invece, tutto è andato come previsto. Aryna Sabalenka ha vinto. E ha vinto bene. Contro Jessica Pegula, ha concesso poco o nulla. Il primo set l’ha chiuso 7-5, il secondo 6-2, con quella potenza di colpi che ormai conosciamo bene.
Era determinata, concentrata, e quando Sabalenka è così… per le altre c’è poco da fare. Pegula ha provato a restare attaccata al match, ma ogni volta che sembrava rientrare in corsa, Aryna accelerava e scappava via.
È il suo ottavo titolo WTA 1000. Il 19º in assoluto. Ma la sensazione è che non abbia ancora finito.
Anche i doppi hanno detto la loro
Nel doppio maschile, Marcelo Arévalo e Mate Pavić hanno battuto Cash e Glasspool in due set: 7-6, 6-3.
Nel femminile, la copertina se la prendono due giovanissime: Mirra Andreeva e Diana Shnaider, che hanno giocato con coraggio e intesa, portandosi a casa il trofeo e tanti applausi.
Una finale di Miami che, in fondo, ha lasciato due messaggi chiari: Djokovic non è eterno. E il futuro è già qui, e si chiama Menšík.