Attualità

Femminicidio e violenza di genere: riconoscere i segnali prima che sia troppo tardi

Negli ultimi anni, il termine femminicidio è diventato tristemente parte del linguaggio quotidiano. I casi di Giulia Cecchettin, Sara Di Pietrantonio, Giulia Tramontano, Elisa Claps, Melania Rea e Noemi Durini hanno scosso l’opinione pubblica, mettendo in luce una realtà spesso sottovalutata: la violenza sulle donne è spesso il risultato di relazioni tossiche che degenerano nel tempo.

L’approvazione del nuovo DDL sul femminicidio punta a rafforzare la protezione delle vittime, con pene più severe e procedure di intervento più rapide. Tuttavia, le leggi da sole non bastano: è necessario agire prima che la violenza si manifesti, imparando a riconoscere i segnali di una relazione tossica.

Manipolazione e controllo: quando l’amore diventa una prigione

Le relazioni pericolose non iniziano con la violenza fisica. Si sviluppano gradualmente, attraverso dinamiche di manipolazione psicologica che rendono difficile distinguere tra affetto e controllo.

  • Love bombing: attenzioni eccessive all’inizio della relazione, per creare dipendenza emotiva.

  • Gaslighting: negazione della realtà per far dubitare la vittima delle proprie percezioni.

  • Isolamento sociale: il partner cerca di allontanare la persona cara da amici e familiari.

  • Controllo eccessivo: richieste continue su dove si è, con chi si parla, cosa si fa.

“Ogni volta che ci troviamo di fronte a un caso di femminicidio, ci chiediamo come sia potuto accadere” – spiega il dott. Leonardo Gottardo, tra i massimi esperti italiani in dinamiche relazionali tossiche. “La realtà è che i segnali c’erano, ma non sempre vengono riconosciuti in tempo”.

Dal true crime alla consapevolezza: il rischio della spettacolarizzazione

Negli ultimi anni, il true crime ha acquisito grande popolarità, con serie, documentari e podcast dedicati ai casi di cronaca nera. Tuttavia, troppo spesso questi contenuti vengono trattati come puro intrattenimento, senza affrontare il tema della prevenzione.

“Dobbiamo passare dalla curiosità alla consapevolezza” – sottolinea il dott. Gottardo. “Imparare a riconoscere i segnali di una relazione tossica non serve solo a proteggere noi stessi, ma anche chi ci sta vicino. Se un amico, un collega o un familiare mostra cambiamenti improvvisi, tende a isolarsi o appare insicuro, è nostro dovere offrire ascolto e sostegno”.

I segnali da non ignorare

Esistono campanelli d’allarme che possono indicare la presenza di una relazione tossica. Tra i più comuni:

  • Isolamento sociale → Il partner ostacola i rapporti con amici e familiari.

  • Controllo eccessivo → Domande continue su spostamenti, telefonate, abitudini quotidiane.

  • Critiche e svalutazioni → Commenti negativi su aspetto, lavoro o capacità personali.

  • Sbalzi d’umore improvvisi → Alternanza tra momenti di dolcezza estrema e rabbia ingiustificata.

  • Senso di colpa → La vittima si sente responsabile del malumore o della frustrazione del partner.

Questi segnali, se ignorati, possono portare a una progressiva perdita di autostima e indipendenza, fino a rendere difficile uscire dalla relazione.

Un libro per comprendere e reagire

Per affrontare il tema in modo chiaro e accessibile, il dott. Leonardo Gottardo ha scritto un libro in uscita con Autoritas Editore, che analizza i meccanismi psicologici alla base delle relazioni tossiche e offre strumenti concreti per uscirne.

Attraverso casi reali e tecniche di supporto psicologico, il libro vuole essere una guida per costruire relazioni sane e consapevoli, basate sul rispetto e sulla libertà emotiva.

I dettagli sulla pubblicazione saranno disponibili nelle prossime settimane.

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