Il film “The Brutalist” di Brady Corbet immerge gli spettatori nella vita di László Tóth, un architetto ungherese interpretato da Adrien Brody. Ma quest’uomo è esistito davvero? Ve lo spieghiamo noi.
In quasi 3 ore e 35 minuti, il regista e sceneggiatore Brady Corbet racconta trent’anni di vita di László Tóth, un architetto ungherese sopravvissuto ai campi di concentramento che ha cercato fortuna in America dopo la fine della guerra. Il film è sorprendentemente preciso e cerca di ancorare la sua storia a un realismo assoluto. Ma il personaggio interpretato da Adrien Brody è realmente esistito?
Il nome László Tóth esiste. Diversi uomini hanno portato questo nome, scritto in modi diversi. Uno dei più famosi è un geologo ungherese morto nel 2012, la cui storia personale è degna di un biopic – convinto di essere Gesù Cristo, fu internato per demenza – ma che non ha nulla a che vedere con il László Tóth de Il brutalista. Il personaggio principale del film di Brady Corbet è puramente fittizio, così come gli altri protagonisti.
The Brutalist: destini quasi simili
Tuttavia, il movimento architettonico del Brutalismo è molto reale e diverse figure hanno ispirato il personaggio di László Tóth, come Ernő Goldfinger, che, oltre a essere ebreo e ungherese, ha dovuto fuggire dai nazisti. L’unica differenza è che Ernő Goldfinger si stabilì in Gran Bretagna e non in America come nel film.
Noto per il suo temperamento vulcanico nei cantieri, l’architetto non passò inosservato. Il suo cognome, Goldfinger, ispirò persino il creatore di James Bond, Ian Fleming, a scrivere il suo ormai iconico antagonista. L’architetto minacciò l’autore di intraprendere azioni legali quando il libro fu pubblicato. Alla fine cambiò idea.
Un’altra leggenda del brutalismo ha plasmato il personaggio di Adrien Brody: Marcel Breuer. Anch’egli nato in Ungheria, è considerato “uno dei padri del modernismo”. Qualche anno prima della Seconda Guerra Mondiale, Marcel Breuer lasciò Berlino per l’Inghilterra, prima di stabilirsi definitivamente negli Stati Uniti.
L’architetto costruì numerose case e ville. Inventò la poltrona Wassily, il primo mobile in acciaio tubolare nella storia del design. È stato anche uno dei responsabili della sede dell’UNESCO a Parigi.