Oggi 5 novembre, Giornata mondiale per la sensibilizzazione dello tsunami
In questo venerdì 5 novembre, anticipo della stagione invernale, ricorre la Giornata mondiale per la sensibilizzazione dello tsunami. La sua istituzione è voluta fortemente dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al fine di coinvolgere le forze governative nella pianificazione di strategie adibite alla previsione e al contenimento del rischio tsunami. L’origine di questa data, decisa tramite il protocollo Sendai il 15 marzo del 2015, si ritrova nel “maremoto” che nel medesimo giorno del lontano 1854 si abbatte sul Giappone, nel villaggio Hiro Mura, dove un certo Goryo Hamaguchi riesce a a mettere in salvo la vita di migliaia di persone, guidandole su una collina in prossimità del santuario di Hiro Hachiman.
Che cos’è lo tsunami?
Partiamo dal presupposto che il termine tsunami non indica l’accadimento di un fenomeno atipico che lo etichetta come “onda anomala“. Nella sua fattispecie, si tratta di un fenomeno naturale chiaramente distinto, il quale è sollecitato da terremoti che scaturiscono nelle profondità marine o in prossimità delle coste. Tuttavia, questo evento talvolta può essere anticipato anche da ulteriori eventi (come frane, eruzioni vulcaniche, la caduta di un corpo galattico, etc.) che comportano un estemporaneo moto di un ingente volume d’acqua. Generalmente, l’onda nel porto concentra la sua forza devastante in prossimità delle coste, infrangendo le barriere portuali che proteggono dall’ordinarie onde. Ciò è dovuto al fatto che – essendo meno profondo il fondale – le onde trovano terreno fertile per sollevarsi e gettarsi nell’entroterra.
World Tsunami Awareness Day: per non dimenticare
La diffusione del concetto “tsunami” nel nostro linguaggio quotidiano è successiva al catastrofico maremoto che colpisce l’Asia il 26 dicembre del 2004. Al largo della costa settentrionale-occidentale dell’Indonesia si registra un terremoto di 9.3 sulla scala Richter. Nessuno aveva previsto che a distanza di 4 ore, onde alte ben 15 metri si sarebbero abbattute sull’isola di Sumatra, sulle coste dell’India e dello Sri Lanka. In 4 ore di tempo le persone avrebbero avuto modo di salvarsi o comunque sarebbe stato possibile contenere il numero di vittime e di danni. Più di 280.000 persone hanno perso la vita, delle quali 40 italiane. E ancora ci sono dispersi che probabilmente non verranno mai più ritrovati.
La scelta di nominare questa ricorrenza come “Giornata mondiale per la sensibilizzazione dello tsunami” e non semplicemente come “Giornata internazionale del maremoto” risiede nel bisogno di infondere consapevolezza nelle autorità politiche, scientifiche, religiose, scolastiche, etc. La sensibilizzazione deve partire dall’alto attraverso una comunicazione oculata dei rischi legati a questo imponente fenomeno naturale. I governi devono incentivare lo sviluppo di sistemi di allarme al passo con i tempi e con i repentini cambiamenti climatici. Inoltre, devono favorire la costruzione di edifici che siano in grado di reggere il peso di eventi catastrofici.
Giornata mondiale per la sensibilizzazione dello tsunami: «Un boato proveniente dal mare»
La giornata mondiale per la sensibilizzazione dello tsunami deve essere racchiusa per eticità, solidarietà e umanità nei racconti di chi è sopravvissuto. Di seguito, una raccolta delle frasi estrapolate dalle varie testimonianze.
Il muro d’acqua ha trascinato tutto con sé. Sono finito sott’acqua 3 volte. Con l’aiuto divino ce l’ho fatta ad uscire da tutti quei detriti tra i quali annaspavo. (Rudi Herdiansyah)
Ho visto macchine essere spazzate via. La foresta ci ha salvati. (Asep Perangkat)
Ho visto l’onda avvicinarsi, ho cominciato a correre verso l’albergo dove c’era la mia famiglia. Siamo scappati verso la foresta. (Oystein Lund Andersen)
Nuotavamo fra i morti. (Reiflan della band Seventeen)
Abbiamo visto il mare diventare grosso, subito dopo spunta una onda che copre spiaggia e strada. Una barca è stata scaraventata sul nostro furgoncino. (Silvia di Roma)