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Chi è Vittorio Boiocchi l’ultras ucciso? Vita privata, età, precedenti

Il suo omicidio ha destato molto scalpore sia per le modalità che per la notorietà del personaggio, almeno negli ambienti del tifo nerazzurro. Vediamo chi è Vittorio Boiocchi, il 69enne capo ultras dell’Inter che ieri sera è stato assassinato a Milano.

L’agguato mortale

Stando a quanto emerso dalla ricostruzione degli investigatori Boiocchi è stato raggiunto dai sicari che lo hanno crivellato di colpi di arma da fuoco mentre stava tornando a casa. L’omicidio, infatti, è avvenuto in via Fratelli Zanzottera nei pressi del civico 14 dove c’è l’abitazione dove viveva il 69enne. Dopo l’agguato Boiocchi, ormai in fin di vita, è stato prelevato da un’ambulanza e trasportato d’urgenza all’ospedale San Carlo di Milano: poco dopo essere giunto al nosocomio del capoluogo meneghino il 69enne è però spirato.

Troppo gravi le ferite riportate in quella che è stata una vera e propria esecuzione. Boiocchi non era allo stadio, ma appena si è sparsa la notizia della sua morte la Curva Nord si è svuotata, nonostante fosse in corso la gara di campionato tra l’Inter e la Sampdoria, vinta dai nerazzurri per 3-0. I Boys, il gruppo principale della tifoseria nerazzurra, del quale la vittima era uno dei punti di riferimento, ha quasi costretto gli altri spettatori ad abbandonare nell’intervallo i propri posti riponendo striscioni e bandiere. Una scena surreale che ha destato non poco scalpore.

I precedenti e le condanne

Vediamo chi era Vittorio Boiocchi. L’uomo aveva diversi precedenti per reati pesanti come sequestro di persona, rapina e traffico di droga. Secondo quanto emerso dalle cronache di queste ore Boiocchi era stato per 26 anni recluso in carcere.

L’ultima volta era stato arrestato appena lo scorso anno: nel 2021 era stato, infatti, fermato dalle forze dell’ordine. Ma come mai Boiocchi non era allo stadio? Sul suo capo pendeva un Daspo di cinque anni. Gli era vietato l’accesso a qualsiasi impianto durante le manifestazioni sportive perchè coinvolto negli scontri del dicembre 2018, avvenuti all’esterno dello stadio Meazza di Milano, a margine dell’incontro di calcio tra Inter e Napoli. In quella guerriglia perse la vita l’ultras del Varese Dede Berardinelli che era a San Siro per dar manforte ai gemellati della Curva Nord dell’Inter.

La Corte di Cassazione aveva cristallizzato quel provvedimento che obbligava Boiocchi a tenersi entro la distanza di due chilometri dallo stadio durante le partite. L’ultimo arresto risale al 2021 quando Boiocchi venne fermato dagli agenti della squadra mobile della questura di Milano mentre girava armato. Nell’auto aveva una pistola ed una pettorina della Guardia di Finanza, oltre ad un teaser ed al coltello.

A San Siro era tornato a mettere piede nel 2019 dopo aver scontato alcune condanne. Una parte della Curva gli aveva dedicato dei cori e tanto bastò per far scattare la rissa con un gruppo riferibile ad un altro capo storico, Franco Caravita.

Successivamente a quei fatti, Boiocchi fu poi colpito da infarto e Caravita si recò in ospedale per sincerarsi delle condizioni dell’amico-rivale. Boiocchi fu anche coinvolto nell’indagine sul sequestro di un imprenditore cinese al quale doveva essere richiesto un riscatto da 2 milioni di euro.

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