Le criptomonedele non sono immuni agli effetti delle sanzioni sulla Russia, secondo un rapporto di S&P Global. Le criptomonedele, a nostro avviso, sono percepite come un valore come un deposito in Russia, che può proteggere contro la svalutazione del rublo, secondo un’agenzia di rating.
La portata dell’uso delle criptovalute non è abbastanza ampia da permettere alle entità russe di evitare efficacemente l’isolamento finanziario dovuto alle sanzioni.
“Ci aspettiamo che il ritmo della regolamentazione delle criptovalute aumenti”, dice S&P.
La domanda di criptovalute da parte della popolazione russa è in crescita, ma le sanzioni minacciano di limitare gravemente l’accesso del paese al sistema finanziario globale. S&P non crede che la loro metodologia abbia raggiunto un livello tale da poter rendere conto delle gravi conseguenze dei timori dell’economia russa.
A nostro parere, l’agenzia dice che l’aumento dell’interesse per il bitcoin è principalmente attribuito ai clienti che cercano di proteggere i risparmi contro una valuta nazionale più debole, insieme ad altre svalutazioni di beni locali.
In circostanze estreme, come la guerra e gravi sanzioni, il bitcoin può essere visto come un modo per proteggere la ricchezza e limitare l’accesso alle valute di riserva.
Non crediamo che le criptovalute siano ampiamente utilizzate per sfuggire alle sanzioni sulle società e su alcuni cittadini russi.
“Le piattaforme di criptovalute popolari che scambiano valute fiat con criptovalute seguono tipicamente una qualche forma di regolamentazione e di identificazione del cliente; le transazioni possono essere tracciate soprattutto dalla parte fiat. Come tale, è improbabile che le criptovalute siano ampiamente utilizzate per evitare le restrizioni sulle giurisdizioni o spostare i beni congelati. D’altra parte, l’identificazione su piattaforme e portafogli decentralizzati è più difficile da tracciare”, nota S&P.
Le criptovalute erano già popolari in Russia, dove sono utilizzate da circa il 12% della popolazione.