Economia

Criptovalute, sono da indicare nella dichiarazione dei redditi? Ecco la risposta

Il mondo delle criptovalute deve attenersi a delle regole precise, soprattutto dal punto di vista fiscale. La dichiarazione dei redditi sulle criptovalute è, quindi, una prospettiva concreta che si attiene alle disposizioni dell’Agenzia delle Entrate specificate in una nota in risposta ad un interpello del 24 novembre del 2021. Questa considerazione sulle tasse su criptovalute è molto importante poiché fornisce delle informazioni sulla gestione dei guadagni di un contesto finanziario che presenta ancora diverse sfaccettature alquanto ambigue. Ad ogni modo, prima di fare il punto della situazione sul legame tra criptovalute e fisco, occorre comprendere da cosa provenga, in realtà, la loro disciplina fiscale.

Criptovalute dichiarazione redditi: la tassazione criptovalute che valorizza il legame tra bitcoin e fisco

Dinanzi ad una richiesta specifica relativa al possesso di un conto all’interno del quale erano depositate numerose criptovalute da oltre cinque anni, l’Agenzia delle Entrate ha fornito delle delucidazioni basandosi su una sentenza della Corte di Giustizia del 2015. Ebbene, per la dichiarazione dei redditi relativa a una moneta virtuale si applicano le linee guida della tassazione tradizionale. In virtù di ciò, in una dichiarazione dei redditi riguardante, ad esempio, i bitcoin vanno inserite quelle plusvalenze e quelle cessioni a titolo oneroso appartenenti alla categoria delle valute con valore liberatorio. In poche parole, dato che le crypto possono essere usate anche per acquistare digitalmente beni e servizi, è necessario dichiararle nell’apposito modulo fiscale.

I limiti delle tasse sulle criptovalute sono molto chiari. Difatti, una giacenza del proprio portafoglio digitale di criptovalute diventa tassabile non appena supera il valore di 51.645,69 euro per almeno sette giorni di fila. Ovviamente, qualora ci siano più wallet criptovalute, occorre fare un calcolo globale contemplando il valore monete virtuali in ognuno di essi. Inoltre, il regime fiscale impone di compilare la sezione denominata “criptovalute e quadro RW” della dichiarazione dei redditi inserendo il codice numero 14 all’interno della colonna 3. Per quanto riguarda la colonna 4, ossia quella riservata ai Paesi esteri, non bisogna inserire alcun dato.

Criptovalute e tasse: la situazione della dichiarazione dei redditi delle crypto negli Stati Uniti

Recentemente, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha approvato un decreto finanziario contenente, tra l’altro, l’obbligo della dichiarazione dei redditi per chi detiene le criptovalute. Se qualcuno trasferisce bitcoin, token o altro acquisisce automaticamente lo status di broker, per cui occorre rispettare i parametri previsti dalla legge fiscale a stelle e strisce al fine di evitare qualsivoglia sanzione amministrativa. Per quanto riguarda la soglia economica da prendere in considerazione, i broker di turno dovranno dichiarare tutti quei guadagni con le criptovalute superiori ai 10.000 dollari.

Oltre a ciò, vanno forniti alla Internal Revenue Service – ossia l’agenzia fiscale americana – gli elenchi con documenti e cronologie per tracciare meglio sia le transazioni che le giacenze. Va detto che, secondo alcune stime, le tasse non riscosse sulle monete virtuali e su quelle criptovalute risalenti agli anni scorsi e sugli altri strumenti finanziari digitali si aggirano sui 600.000.000 di dollari. Sebbene la tassazione bitcoin (e non solo) sia una manovra necessaria per monitorare criptovalute, non sono mancate le critiche da parte di chi vuole tutelare costantemente la sua privacy.

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