Interruttori “salvavita”: cosa sono e come funzionano

In ogni abitazione, l’impianto elettrico è dotato di un particolare interruttore, comunemente denominato “salvavita”; in realtà, si tratta quasi sempre di un interruttore magnetotermico, un dispositivo che entra in funzione in caso di corto circuito o sovraccarico, interrompendo automaticamente l’alimentazione dell’impianto. In questo articolo vediamo di cosa si tratta e qual è il meccanismo di funzionamento.
Struttura e funzionamento dell’interruttore
Come si può intuire già dal nome, all’interno dell’interruttore magnetotermico sono presenti una parte magnetica e una parte termica. Questa particolare caratteristica tecnica è dovuta al fatto che i fenomeni di corto circuito e sovraccarico sono diversi e richiedono funzionalità specifiche; ragion per cui, lo stesso dispositivo è dotato di due apparati differenti. La parte magnetica (quella che si attiva in caso di corto circuito) è costituita da una sorta di relè, formato da una barra avvolta da un solenoide. In presenza di un forte impulso di corrente, si crea un campo magnetico che esercita una forza di attrazione su una piccola ancora che apre l’interruttore ed interrompe l’alimentazione dell’impianto.
La parte termica, invece, entra in funzione quando l’intensità di corrente supera una soglia prestabilita, che dipende dalle caratteristiche costruttive dell’impianto e, nello specifico, dalla capacità da parte dei cavi di smaltire il calore prodotto dal passaggio della corrente. Il funzionamento di questa parte dell’interruttore è piuttosto semplice: una lamina formata da due metalli diversi accoppiati costituisce una resistenza. Ciascun metallo è caratterizzato da un coefficiente di dilatazione differente che, in base all’intensità di corrente, fa piegare la lamina, disattivando l’interruttore e, di conseguenza, l’alimentazione. I dispositivi di ultima generazione utilizzano sistemi elettronici mentre quelli più ‘tradizionali’ possono avere soglie di tolleranza predefinite oppure regolabili; in tal caso, le impostazioni devono essere fissate dall’installatore o da un tecnico specializzato.
Gli interruttori magnetotermici vengono spesso confusi con quelli differenziali puri, che funzionano secondo un principio piuttosto diverso. Questi dispositivi, infatti, aprono il circuito in caso di dispersione elettrica verso terra, in quanto sono in grado di rilevare la differenza di (da cui la denominazione “differenziale”) tra la corrente in entrata nel circuito e quella in uscita. Il principio alla base di tale dispositivo, infatti, è quello per cui la corrente in entrata in un nodo è pari a quella in uscita.
Installazione e protezione selettiva
Affinché l’interruttore magnetotermico offra le necessarie garanzie in termini di sicurezza, non solo al verificarsi di eventuali cortocircuiti o sovraccarichi, è consigliabile optare per dispositivi affidabili e di qualità. In tal senso, la scelta sul mercato non manca di certo; tra le aziende leader del settore vi è di certo la BTicino, i cui prodotti sono disponibili sia online, su e-commerce specializzati come Emmebistore, oppure in-shop, nei negozi fisici che vendono materiale elettrico per usi civili. L’installazione degli interruttori avviene in fase di realizzazione e messa in opera dell’impianto elettrico; naturalmente, lo stesso intervento viene effettuato anche in caso di ristrutturazione di un apparato vetusto o non più funzionante. Gli installatori ed i tecnici specializzati, in genere, implementano un’installazione selettiva, ossia collegano l’impianto elettrico a più interruttori magnetotermici anziché ad uno solo. In tal modo, ciascun dispositivo agisce solo su un singolo segmento dell’apparato e, di conseguenza, in caso di necessità interrompe l’alimentazione solo ad una parte dell’impianto elettrico, lasciando regolarmente in funzione il resto del circuito. A tale scopo, è necessario che i dispositivi siano correttamente dimensionati; in caso contrario, c’è il rischio che sia l’interruttore centrale a staccare la corrente, lasciando al buio l’intera casa o tutto l’edificio. La realizzazione di un impianto a ‘protezione selettiva’ è subordinata ad un’adeguata progettazione; è il progettista, infatti, ad individuare la soluzione tecnica più appropriata alle esigenze del singolo impianto. Generalmente, si prediligono dispositivi con diverse velocità di intervento, ossia interruttori che intervengono secondo parametri differenti.