Economia e crisi, come procedono le piccole imprese italiane
L’Italia continua a fronteggiare la pandemia, ma il malcontento degli imprenditori diventa sempre più palpabile. I sussidi insufficienti e per nulla tempestivi hanno portato sul lastrico alcune tipologie di imprese del settore manifatturiero, che non riusciranno a risollevarsi nemmeno con una riapertura estiva.
Quali sono i settori in positivo?
Ciò che distingue la Penisola dagli altri Paesi europei è la composizione della rete imprenditoriale. La maggior parte dei settori economici sono composti da piccole e medie imprese che, non ricevendo aiuti adeguati, si sono sentite abbandonate proprio durante i periodi più bui della pandemia. A questo malcontento sono seguite proteste e manifestazioni, che però non sono bastate a smuovere le acque. D’altronde, non tutti i settori economici sono stati penalizzati dalla crisi. Alcuni sono più ricchi che mai.
Il gioco d’azzardo online
Se c’è un settore che ha dominato l’economia nei mesi precedenti, questo è il gioco d’azzardo online. Con i casinò e i locali per le scommesse chiusi, assieme a tutti gli altri spazi relativi al gambling, i giocatori si sono convertiti al digitale. Ha favorito la migrazione anche il ventaglio di promozioni dedicate ai nuovi iscritti. Solitamente è infatti presente un bonus di benvenuto comprensivo di giri gratuiti per le slot machine, il prodotto di punta per la clientela italiana.
Il settore farmaceutico
La seconda tipologia di imprese che ha avuto vita facile durante la pandemia sono quelle legate alla sanità. Il motivo è semplice: indipendentemente dalle entrate economiche, i cittadini hanno bisogno dell’assistenza sanitaria per vivere e difficilmente andranno a risparmio su queste spese. In più, acquisti fondamentali come mascherine, guanti, disinfettanti e igienizzanti passano necessariamente per le farmacie.
I commercianti al dettaglio
Anche in questo caso, esistono dei beni di prima necessità a cui semplicemente non si può rinunciare. Sono i generi alimentari, i prodotti per la pulizia e tutto ciò che in generale si può trovare in un qualsiasi supermercato. I consumatori possono scegliere di spendere di meno, magari rifornendosi ai discount, ma non hanno modo di eliminare del tutto questo costo. Di conseguenza, è probabile che i negozi al dettaglio non risentano molto di una crisi economica.
Tra i settori penalizzati c’è il manifatturiero
Oltre ai danni più evidenti, come la chiusura delle strutture ricettive e dei ristoranti, la pandemia ha inferto un duro colpo anche all’industria italiana. La causa principale è il calo della domanda, sia interna che estera, portato dalle misure di contenimento sanitarie. Se si guarda ai dati del 2020, la produzione manifatturiera è diminuita di circa il 13% rispetto all’anno precedente. Il periodo peggiore è avvenuto tra febbraio e aprile, con una produzione quasi dimezzata rispetto ai normali valori precedenti alla pandemia. All’interno del settore manifatturiero, vanno però evidenziate delle differenze.
- Le attività più penalizzate sono quelle relative alla filiera della moda (tessile, abbigliamento, produzione di materiali) e dell’automotive, già in difficoltà prima della pandemia. Tra i risultati più gravi c’è il -92,8% dei prodotti in pelle, una spesa che i cittadini trovano facilmente rinviabile durante la crisi. Restano invece pressoché invariate le industrie legate alla farmaceutica e all’alimentare.
- Secondo un’indagine Istat, il 70% delle imprese si dichiara in piena attività, il 23% lo è solo parzialmente, mentre il 7% è chiusa. Di queste ultime, una su cinque non riaprirà. Si tratta principalmente di micro-imprese concentrate nel settore dei servizi non commerciali e localizzate nel Mezzogiorno.
- Tante industrie manifatturiere sono tenute in vita dai prestiti “emergenziali” e questa forma di aiuto ha fatto crescere troppo il peso del debito rispetto al periodo precedente alla pandemia. La situazione rischia di diventare insostenibile soprattutto per il commercio, l’ospitalità e la ristorazione, anche con la riapertura estiva.
Sostenere le imprese più colpite
C’è tanta speranza nella riapertura estiva, ma per evitare il peggio il governo dovrà necessariamente allentare le misure di sicurezza e fornire nuove forme di aiuto alle imprese in difficoltà. Secondo i dati Istat, infatti,il 45% delle piccole e medie aziende è a rischio fallimento. Per ripartire è necessaria non solo una riapertura regolare, ma anche il giusto risarcimento per il mancato lavoro dei mesi precedenti.