Piccolo prestito Inpdap: quali opportunità per dipendenti e pensionati?

I prestiti ex Inpdap sarebbero gli attuali prestiti INPS. Sono dedicati a chi fa parte del settore del pubblico impiego ed è iscritto alla Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali (il fondo è stato istituito nel 1996 ed era gestito dall’Inpdap). Oggi la gestione è a cura dell’INPS. Si possono ottenere prestiti e cessioni del quinto con diverse durate di ammortamento, dipende dalle richieste e delle esigenze dei facenti domanda.
Piccoli prestiti per dipendenti e pensionati
Il piccolo prestito consiste in un finanziamento corrispondente a 2, 4, 6, 8 mensilità dello stipendio per una durata di 12, 24, 36 o 48 mesi. Non occorre presentare la documentazione di spesa. La restituzione del prestito avviene tramite trattenute in busta paga, a partire dal secondo mese che segue l’erogazione. Il tasso è di circa il 5%. Questa forma di finanziamento è rinnovabile dopo la metà del periodo richiesto.
Per le varie esigenze di cui si può aver bisogno nella vita quotidiana, da esplicitare al momento della richiesta, pensionati e dipendenti pubblici possono chiedere il piccolo prestito, procedendo alla compilazione degli appositi moduli. Le domande vanno inviate online all’ufficio provinciale competente.
L’INPS offre varie prestazioni a coloro che versano appositamente un contributo al Fondo della Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali. Quindi, dipendenti e pensionati possono richiedere il piccolo prestito che verrà erogato dall’INPS stesso, in caso di importi più bassi, oppure verrà elargito attraverso società finanziarie e banche convenzionate.
Quali sono gli importi?
L’importo del piccolo prestito INPS è compreso tra una e le otto mensilità. La somma è variabile. Tale variazione dipende da due fattori: altri eventuali prestiti in essere e la durata del prestito stesso. Se si ha, poi, un contratto a tempo determinato, si può comunque chiedere il finanziamento, basta che non sia più lungo della durata rimanente del contratto.
Se si stanno pagando le rate del mutuo o di un prestito personale, oppure se si è richiesta una cessione del quinto, si può chiedere un finanziamento corrispondente a una mensilità netta, con rimborso in 12 rate; un prestito corrispondente a due mensilità nette (24 rate); un prestito pari a tre mensilità nette (36 rate); un prestito che corrisponde a quattro mensilità nette, con rimborso in 48 rate. Se, però, non si hanno altre trattenute in essere, l’importo massimo può essere il doppio. Si parla, perciò, di una somma che va da due a otto mensilità nette, con un periodo di rimborso da uno e quattro anni.
Come funziona il rimborso?
La modalità di rimborso è quella della cessione del quinto. La rata non viene versata materialmente, recandosi con un bollettino alla posta; viene trattenuta dallo stipendio o dalla pensione, al netto dell’importo. Nel caso di dipendenti di pubbliche amministrazioni ed enti locali, è l’amministrazione da cui si dipende che si preoccupa della rata; nel caso dei pensionati, è l’INPS a gestire tutto. La rata rimane invariata e non può superare un quinto dello stipendio o della pensione netta ricevuti ogni mese. Si tenga presente, riguardo i pensionati, che viene tenuto conto dell’importo della pensione minima.
Il periodo di rimborso parte il secondo mese seguente quello in cui è stato accordato il finanziamento. A garantirlo c’è una polizza assicurativa rischio vita e rischio impiego. In caso di premorienza o se si rimane invalidi prima dell’estinzione del prestito, è l’assicurazione che garantisce la stessa. Si può dare anche l’eventualità che, al momento della richiesta del piccolo prestito, si è ancora dipendenti e poco più avanti si va in pensione. Il prestito verrà trasferito automaticamente sulla pensione.