
Il mondo è un’altra cosa: intervista esclusiva a Jacopo Zonca
Jacopo Zonca coltiva fin da bambino la passione per il cinema e la lettura. Dopo il diploma si trasferisce a Roma dove studia cinema e in seguito recitazione.
A teatro ha lavorato come attore, aiuto regia e drammaturgo. È autore di monologhi che ha anche diretto e interpretato.
Ha pubblicato con Epika Edizioni Il mondo è un’altra cosa.
Per saperne di più l’abbiamo intervistato.
L’intervista a Jacopo Zonca
Parlaci un po’ di te…
Mi chiamo Jacopo e ho 29 anni. Sono di Parma, ma mi sento anche un po’ romano, perché terminate le scuole superiori mi sono trasferito nella capitale per studiare cinema. Avevo un unico obiettivo: diventare un regista, poi alcune cose sono cambiate, mi sono appassionato alla recitazione e ho cominciato a studiare teatro. Grazie al palcoscenico sono riuscito a sbloccare alcune cose e di conseguenza, liberare una certa creatività necessaria alla scrittura.
Dopo aver pubblicato 52 49, il mio primo libro, ho deciso di dedicarmi prevalentemente alla scrittura, anche se il teatro mi manca molto.
Cosa ti piace leggere?
Leggo e vedo un po’ di tutto. Alcuni romanzi li leggo per puro piacere e altri per imparare alcune cose. Sono particolarmente legato ad alcuni autori moderni come Irvine Welsh e Bret Easton Ellis, che per me oltre ad essere degli eroi sono anche maestri, ma cerco di apprendere da tutti i libri che leggo. Nell’ultimo anni mi sono innamorato delle opere di Mircea Cartarescu, autore rumeno che consiglio a tutti di leggere.
Qual è il tuo hobby?
Leggo tanto. Cerco ogni giorni di diventare un cuoco migliore, ma con risultati molto scarsi.
Parlaci del tuo libro. A chi lo consiglieresti e perché?
Il mondo è un’altra cosa è un libro di racconti. Le sei storie hanno protagonisti completamente diversi fra di loro, che affrontano la vita in modo diverso e hanno aspirazioni completamente differenti. Tutti i protagonisti però, sono legati da un totale senso di straniamento nei confronti del mondo che li circonda. Non penso ad un pubblico in particolare, non cerco l’élite, mi piace pensare di raggiungere più pubblico possibile, quello che mi interessa è scatenare un’emozione o comunque una riflessione nella mente di tutti, senza particolari distinzioni, sarà il lettore poi a elaborare il suo pensiero su quello che ha letto.
Come sono nati i personaggi?
Le fonti di ispirazione sono state molte. Per alcuni mi sono basato su alcune cose che ho vissuto, facendo poi nascere i personaggi. Per altri invece ho fatto l’operazione inversa: ho pensato prima a loro e poi alla tematica che avrei affrontato in quel racconto.
Ti è mai venuto il blocco dello scrittore?
Non parlerei tanto di blocco, perché la scrittura richiede anche molta pratica e molta disciplina, è quasi impossibile non riuscire a scrivere nemmeno una parola. Mi è capitato invece di non avere chiaro quello di cui volevo parlare, e di avere scritto delle cose che poi si sono rivelate completamente inutili. Più che di blocco dello scrittore secondo me sarebbe opportuno parlare di “caos dello scrittore”.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Cerco di acchiappare tutto quello che posso dai film che vedo e dai libri che leggo. Ho i miei scrittori di riferimento, e cerco di studiarli il più possibile, cercando di non imitarli, anche perché sarebbe impossibile. Ma principalmente credo che per le storie, l’amore o più in generale le emozioni che si provano, anche se particolarmente dolorose, siano le cose che ti spingono a raccontare qualcosa, mettendoti a nudo, sfidando il foglio bianco ogni giorno.
Qual è il messaggio insito nel libro?
Non credo ci sia un unico messaggio, ma per me riguarda l’interpretazione della realtà e il modo di vedere il mondo. Credo che ognuno debba avere la propria realtà, guai se ci fosse un unico modo di vivere la vita.
Quanto c’è di te nei tuoi personaggi?
Tanto, ci sono alcuni che rappresentano il mio carattere, ma anche nei personaggi più negativi di questo libro, penso ci sia sempre un frammento della mia personalità.
Progetti futuri?
Mi piacerebbe scrivere un romanzo che parli di adolescenza, dei dolori e delle gioie che si provano a quell’età e che inevitabilmente ti segnano per tutta la vita.
Vorrei che i protagonisti fossero due: un ragazzino di sedici anni in piena crisi adolescenziale, e un uomo di trenta, un regista emergente che dopo aver girato vari cortometraggi si prepara a dirigere il suo primo film.