Di cosa hai paura, stupido mortale?: intervista esclusiva a Stefano Vogna
Di cosa hai paura, stupido mortale?
Sembra una domanda esistenziale, ma non lo è. O forse sì…
Si tratta di un libro scritto da Stefano Vogna, ma in definitiva potrebbero essere entrambe.
Di cosa hai paura, stupido mortale?: chi è Stefano Vogna
Stefano Vogna è nato a Trieste nel 1984, ma ha trascorso infanzia e giovinezza nella provincia di Padova.
Dopo aver gareggiato ad alto livello nella nazionale juniores di scherma e aver concluso la laurea in Scienze Sociologiche, si è trasferito a Milano.
Oggi è un pubblicitario e da quasi dieci anni segue i grandi clienti e le loro strategie di comunicazione.
Di cosa hai paura, stupido mortale? è il suo romanzo d’esordio.
Il libro è un romanzo di formazione edito da Scatole Parlanti.
Per saperne di più, l’abbiamo intervistato.
L’intervista a Stefano Vogna
Parlaci un po’ di te…
Vivo a Milano da ormai dieci anni. Qui lavoro come pubblicitario da altrettanto tempo. Prima ho vissuto anche a Padova, dove sono cresciuto e ho studiato. In realtà però sono nato a Trieste, una città splendida che sento mia, forse perché li c’è il mare. Ho sempre in testa l’immagine di questo orizzonte blu illuminato dai raggi del sole, nonostante tutti questi anni vissuti in città.
Cosa ti piace leggere?
Leggo un po’ di tutto e mi piace cambiare spesso genere. Ad esempio nell’ultimo periodo sono passato dal mistico Paulo Coelho al pragmatico Ernest Hemingway fino ad arrivare a John Niven che adoro per la genialità di alcune sue immagini. Poi oltre ai romanzi mi diverto a leggere anche saggi di varia natura, siano essi economici, politici o motivazionali. Il prossimo che leggerò, ad esempio, è Possiamo salvare il mondo prima di cena di Jonathan Safran Foer.
Qual è il tuo hobby?
Se rispondessi “scrivere” sarebbe troppo scontato? Scherzi a parte scrivere mi piace e trascorro parecchie ore alla settimana a farlo, però durante il tempo libero adoro rilassarmi cucinando, suonando, leggendo e praticando sport. Purtroppo nell’ultimo anno, per via di questi lockdown, quest’ultimo è stato un po’ trascurato e mi manca tantissimo!
Parlaci del tuo libro. A chi lo consiglieresti e perché?
Questo libro racconta di Diego, il protagonista, che decide di abbandonare un cammino professionale predefinito e prefigurato da altri, per tuffarsi in un mondo autentico dove vive un periodo della sua vita molto turbolento, che lo porterà a fare nuove esperienze e a scoprirsi scrittore. È un percorso di crescita personale il suo, e per questo consiglio questa lettura a chi ha voglia di mettersi un po’ in gioco, cercando di comprendere prima il protagonista, poi sé stesso o sé stessa. Il titolo del libro è quasi una sfida con il lettore, d’altronde.
Come sono nati i personaggi?
In generale sono una persona che preferisce ascoltare piuttosto che parlare. E così in ogni situazione che vivo mi capita di captare delle immagini o delle personalità che mi rimangono impresse. I miei personaggi sono il frutto di molte di queste esperienze, mescolate però in una cornice narrativa completamente nuova e in grado di raccoglierle e raccontarle tutte assieme.
Ti è mai venuto il blocco dello scrittore?
Ottima domanda! Non saprei, ma credo di no. Credo che per avere un blocco forse prima devi avere chi ti obbliga a fare qualcosa. Io per ora scrivo per diletto, per hobby. Penso costantemente a cosa mi piacerebbe raccontare e a come farlo e poi ogni tanto mi siedo sulla scrivania e scrivo i miei pensieri, i personaggi che mi vengono in mente o le emozioni che provo. Per me scrivere è questo. Scrivo quando mi va.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Come dicevo prima, vivere la vita di tutti i giorni mi evoca immagini, situazioni e soprattutto emozioni. Non ho bisogno di molto altro, se non di avere questa libertà, che in quest’ultimo periodo sta un po’ venendo meno per cause di forza maggiore. Ma anche in questi casi provo ad alimentarmi con letture e film. Però ammetto che mi manca molto la normalità che avevamo tutti fino all’anno scorso!
Qual è il messaggio insito nel libro?
Di cosa hai paura, stupido mortale? è un romanzo che, seppur nella sua semplicità stilistica si propone di affrontare un tema profondo e comune a molti. Ovvero la presa di coscienza di una vita fugace, che dovrebbe essere vissuta guidati dall’istinto, dalla propria personalità autentica. Per farlo servono coraggio e, soprattutto, consapevolezza. Gurdjieff, un pensatore armeno, è convinto che la malattia dell’uomo moderno sia il fatto che esso non agisce quasi mai per consapevolezza propria, ma che in realtà reagisca sempre a stimoli esterni, allontanandosi così da sé stesso sempre di più, aggiungo io. Dobbiamo imparare a fare due cose: la prima è ascoltarci, la seconda è agire.
Quanto c’è di te nei tuoi personaggi?
Nessuno dei personaggi è completamente autobiografico, ma tutti hanno all’interno della loro vita inventata un po’ della mia esperienza, sia personale che interpersonale. Come dicevo prima, la mia ispirazione nasce dalle persone, dalla società. Ad esempio qui a Milano è molto stimolante vivere proprio perché ogni giorno si vedono, o forse si vedevano, una moltitudine di persone e situazioni differenti.
Progetti futuri?
Voglio tornare a viaggiare presto per raccogliere nuovi spunti e trasformarli in nuove storie. Appena potrò, prenderò un volo per andare oltre oceano a vedere ancora un pezzo di mondo. A dire il vero, non vedo l’ora di visitare il Brasile. Per il momento è solo un’idea nella mia testa e per questo voglio andare a toccarla di persona. Ci sono ancora così tante cose da scoprire!