Narrativa, teatro, tv, cinema. Quattro mondi in cui il compianto Mattia Torre ci si muoveva liberamente e con grazia. È ancora fresca la ferita della sua scomparsa, avvenuta precisamente un anno fa, e il vuoto che ha lasciato nel mondo della scrittura appare incolmabile. Principalmente conosciuto per la serie tv cult Boris, Mattia Torre ha comunque dimostrato abilità narrative di sapiente ingegno in tutti i campi citati prima, facendolo con ironia e sagacia eccellenti.
La carriera di Mattia Torre
Una persona importantissima per il percorso di Torre è il suo collega sceneggiatore Luca Vendruscolo. Con lui muove i primi passi come commediografo ed emerge con le opere Io non c’entro, l’ufficio, Tutto a posto e Piccole anime. Esordisce anche nella narrativa con il libro di genere epistolare Faleminderit Aprile ’99 Albania durante la guerra. L’ingresso nel mondo della sceneggiatura è bagnato dalla vittoria del Premio Solinas per il lungometraggio Piovono Mucche. Successivamente, Mattia Torre vince la rassegna Attori in cerca d’autore per il monologo teatrale In mezzo al mare. Entra anche nel mondo della televisione scrivendo il programma televisivo Parla con me, condotto da Serena Dandini e Dario Vergassola.
Il capitolo della carriera che gli dà più successo e notorietà è la scrittura (insieme a Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico) della serie tv Boris. La serie, che percorre le avventure di una sgangherata troupe di una soap opera, diventa col tempo un vero e proprio cult; tanto da venir poi recentemente acquistato da Netflix ed essere uno degli show più visti della piattaforma. Dirige inseme agli stessi colleghi di Boris Ogni maledetto natale, e nello stesso anno scrive la serie tv Dov’è Mario? con Corrado Guzzanti.
Dopo aver scoperto di esser malato di cancro, utilizza l’esperienza in ospedale per il libro La linea verticale, che viene poi trasposta nella serie televisiva trasmessa dalla Rai; a interpretare il protagonista c’è un altro grande suo amico: l’attore Valerio Mastandrea. Sempre Mastandrea darà volto a uno dei protagonisti di un film tratto da un altro suo monologo, Figli. Lo doveva dirigere Mattia Torre stesso, ma purtroppo scompare prima della produzione del film.