Mike Pompeo, segretario di Stato degli Stati Uniti, sembra deciso a coprirsi di ridicolo, con le sue sparate tese a cercare di accreditare l’ipotesi che il coronavirus sia stato creato in Cina.
Nonostante la tesi contraria degli scienziati di ogni parte del globo, i quali affermano sia una creazione del tutto naturale, cui si è accodato di recente anche il direttore della National Intelligence, una delle maggiori agenzie di spionaggio degli Stati Uniti, Pompeo ha insistito nella sua tesi durante il programma ABC’s This Week. Il problema, però, è che le sue parole hanno un riflesso sulle borse globali.
Le dichiarazioni di Pompeo
“Ci sono prove enormi che il virus arrivi dal laboratorio di Wuhan”: queste le improvvide parole di Pompeo che stanno zavorrando le piazze di ogni parte del globo. Accusando poi la Cina di aver fatto tutto il possibile per assicurarsi che il mondo non sapesse tempestivamente quello che stava succedendo.
Il tentativo di Pompeo di coprire Donald Trump dalle accuse del Washington Post, secondo cui l’inquilino della Casa Bianca sapeva tutto da gennaio, ma non ha preso contromisure sottovalutando l’emergenza, è abbastanza maldestro. Causando però reazioni di non poco conto nel mondo finanziario.
Le borse aprono la settimana in rosso
I risultati delle rinnovate tensioni tra Usa e Cina si sono fatte subito sentire, con le borse europee che aprono in rosso. A Milano il Ftse Mib perde il 2,94% nonostante l’avvio della “Fase 2”, a Parigi il Cac 40 lascia sul campo il 3,10%, a Francoforte il Dax segna -2,88%, mentre a Londra il Ftse 100 si salva parzialmente, calando dello 0,50%.
Non va meglio a Seoul e Hong Kong, che chiudono gli scambi in rosso con il Kospi a -2,68% e l’indice Hang Seng a -4,39%. La speranza degli operatori finanziari è ora che Pompeo non intenda proseguire a lungo con la propaganda e inizi a ragionare come dovrebbe fare un politico avvertito. In caso contrario lo smottamento potrebbe proseguire.