Si contano le ore che separano l’UE da un evento ormai diventato fondamentale per i suoi destini. L’eurozona è infatti chiamata a dare risposte alla crisi innescata dalla pandemia, con effetti distruttivi non solo sul piano sanitario, ma anche per quanto riguarda l’economia. A fronte dei quali i governi non sono ancora riusciti ad accordarsi per una politica comune, nonostante i tanti strombazzati intenti di solidarietà continentale.
Accordo o rottura?
Le posizioni sul campo sono ormai delineate da settimane. Si fronteggiano infatti un fronte mediterraneo, formato da Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia, e il blocco nordico che fa ha la punta di diamante nella Germania. I primi vogliono la mutualizzazione del debito, cui i secondi si oppongono, in quanto stavolta, a differenza di quanto accaduto durante la crisi greca, i vantaggi sarebbero per altri. Un atteggiamento gretto, denunciato con grande veemenza proprio dall’ex ministro delle Finanze greco Euclid Tsakalotos.
El Paìs anticipa i contenuti del Consiglio Europeo
Ad anticipare il piano di aiuti UE è stato il quotidiano spagnolo El Paìs. Secondo il quale la sua entità si attesterebbe a quota 1,6 trilioni di euro. I soldi sono molti, ma saranno le modalità a far discutere e a rischiare di provocare la definitiva rottura. I soldi, infatti, arriverebbero aumentando i contributi dei paesi membri al bilancio dell’UE che, entro il 2022, dovranno raggiungere la quota ragguardevole dell’1,9% del PIL europeo. Inoltre saranno messe in campo clausole di ripiano del debito che, in pratica, andranno a ricalcare i contenuti del Mes.
Se quanto anticipato dal giornale iberico dovesse essere confermato, ci si troverebbe di fronte solo all’ennesima presa in giro da parte dei Paesi nordici. Stavolta, però, potrebbero essere Roma e Madrid a perdere la pazienza. Ove ciò accadesse, la fine dell’UE si avvicinerebbe notevolmente, con la dimostrazione che la solidarietà ha retto solo finché c’erano da salvare le banche tedesche e olandesi.