Ora è l’economia USA a spaventare
Se l’Italia è attesa ad una performance estremamente negativa, in questo momento a fare realmente paura è l’economia degli Stati Uniti. La flessione in atto è praticamente senza precedenti, a meno che non si risalga al 1946, ovvero ai mesi successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Dati che spaventano le Borse globali, considerato il ruolo del Paese guidato da Donald Trump.
I dati della crisi in atto
I dati arrivati nella giornata di ieri sono abbastanza eloquenti: alla brusca frenata delle vendite al dettaglio, si sono infatti aggiunte il calo della produzione industriale nell’ordine del 5,4% e il pratico dimezzamento degli utili delle banche nel corso del primo trimestre dell’anno. Dati che potrebbero comunque rivelarsi notevolmente migliori di quelli del secondo, considerato come gli Stati Uniti abbiano risentito più tardi di altri dell’arrivo della pandemia sul proprio territorio.
La conferma di quanto era stato preventivato
La pubblicazione dei dati statunitensi conferma in pratica quanto era stato vaticinato un mese fa da Chetan Ahya, capo economista di Morgan Stanley. Era stato proprio lui a mettere in guardia sui possibili esiti del coronavirus sull’economia statunitense, fissando al 30% in meno di PIL la sua caduta nel corso del secondo trimestre.
Dati che andavano anche oltre quelli pubblicati dagli analisti di Goldman Sachs, che avevano messo in conto una caduta del 24%.
Nessuno vuole invece per ora considerare il pronostico di James Bullard, presidente della Federal Reserve Bank di Saint Louis, secondo il quale il crollo si attesterà addirittura al 50%. A parziale consolazione, lo stesso Ahya ha affermato di essere più fiducioso del Fondo Monetario Internazionale, il quale ha affermato di attendersi esiti simili alla Grande Depressione seguita alla crisi di Wall Street del 1929. Che secondo il capo economista di Morgan Stanley non ci sarà. Non resta che attendere per vedere chi avrà avuto ragione.